Due chiacchiere con Chadi

Resoconto delle attività salesiane in Siria, destinataria della nostra solidarietà

Chadi Ibrahim qualche giorno fa era di passaggio nel nostro Istituto per incontrare una vecchia conoscenza: il nostro direttore don Enrico, con cui ha condiviso gli studi in giovane età. È stata l’occasione per fare due chiacchiere insieme a lui che, essendo originario di Aleppo, conosce molto più da vicino la situazione siriana.

La Siria, insieme al Medio Oriente, è la destinataria dei nostri atti di carità di quest’anno scolastico: la vendita dei dolci alla consegna delle pagelline, gli stand e la lotteria della Festa del Centro, le merende solidali dei tempi di Avvento e di Quaresima sono occasioni con cui gli studenti e le loro famiglie offrono il loro tempo, le loro energie e il loro denaro in segno di solidarietà nei confronti di questa terra.

Chadi, 45 anni e da dieci mesi in Italia per motivi di studio, sta attendendo il visto per trasferirsi in una nuova realtà salesiana in Australia: fino a settembre 2011, però, è stato direttore della casa salesiana ad Aleppo, sua città natale, successivamente ha vissuto tre anni in Egitto e poi è stato preside di una scuola salesiana in Libano, dove si accoglievano anche siriani e iracheni.

In quell’ormai lontano 2011 Aleppo era ancora intatta dai bombardamenti; oggi è una città in buona parte distrutta, a eccezione della zona in cui si trova la casa salesiana, anche se un missile ha colpito l’ufficio del direttore. Eppure è nulla in confronto alla devastazione che fa piangere tutt’intorno.

Ecco che, di conseguenza, la casa salesiana è diventata ancor più centro di aggregazione e di accoglienza: ragazzi e famiglie che la frequentano sono aumentati. Si parla di almeno mille giovani che orbitano intorno alla struttura e che usufruiscono delle attività proposte dai salesiani.

I salesiani, infatti, nonostante la guerra hanno continuato a svolgere le attività – “anche come terapia per far uscire la gente dallo stress” – spiega Chadi.

La vita non è affatto semplice: manca per molte ore al giorno l’elettricità, non c’è acqua corrente, la scuola viene chiusa per molti giorni, anche se i ragazzi continuano ad andarci.

A due ore da Aleppo, in montagna, una casa ha accolto per due anni gli sfollati di Aleppo (una ventina di famiglie) continuando ad offrire attività oratoriali e dopo scuola per i ragazzi di tutta la zona limitrofa.

Damasco, la capitale, è stata meno segnata dai bombardamenti rispetto ad Aleppo ma l’attività salesiana è stata comunque messa alla prova dalla guerra che l’ha costretta a delle interruzioni – in particolare all’inizio del 2018 – per tutelare gli oltre 1100 bambini e ragazzi che ogni giorno si recano in oratorio a piedi o in autobus. Ad aprile, mentre nella parte orientale di Damasco le ostilità continuavano ad intermittenza, il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, accompagnato dal suo segretario, don Horacio López, si è recato in visita in Siria comunicando la sua solidarietà e portando conforto, gioia e speranza per una popolazione ferita da oltre 7 anni di guerra.

L’Ispettoria del Medio Oriente si occupa del “fondo emergenza per la Siria” con cui si prende cura di più di cento famiglie sin dal 2012.

Segue molti progetti che intendono occuparsi del rilancio del territorio e della sua ricostruzione, offre aiuto economico alle famiglie, corsi di aggiornamento per entrare nel mondo del lavoro, borse di studio, attività di intrattenimento, sportive e di teatro, oltre al catechismo.

Chadi conferma che questo tempo di guerra ha sviluppato una più forte appartenenza alle case salesiane che sanno trasmettere vicinanza e serenità grazie alla gioia e alla solidarietà che insegna don Bosco.

Ancor più preziose, poi, saranno le attività di accompagnamento psicologico e morale anche quando – si spera presto – la guerra giungerà al termine.

Oltre sette anni di guerra, si diceva, e poco di quello che ci viene trasmesso attraverso i Media rappresenta la verità, sostiene Chadi. Quello che, di fatto, si sta verificando, è una “guerra mondiale” all’interno della Siria, che risulta essere un Paese dalla posizione e dalle risorse strategiche (petrolio, gas) per gli interessi internazionali.

La situazione è estremamente complessa, ma ciò che risulta evidente sono le terribili conseguenze per la popolazione siriana: “Molti cristiani hanno dovuto trasferirsi in altre città oppure abbandonare il Paese – spiega Chadi – raggiungendo i Paesi confinanti come Libano, Egitto, Giordania, prima senza visto, ora con l’obbligo del visto. Chi intende andare in Egitto per raggiungere i familiari può pagare anche 3mila dollari per il visto”.

Sono circa 5milioni i rifugiati fuori dalla Siria. C’è gente che ha dovuto vendere tutto e scappare. Chi è rimasto, invece, è in difficoltà a causa della svalutazione della lira siriana e in generale i poveri sono aumentati.

In tutto questo, bambini e ragazzi di 7-10 anni sono nati e cresciuti in Siria vedendo e conoscendo solo guerra e bombardamenti.

Ecco che le attività “normali” che quotidianamente i salesiani conducono, in mezzo alla devastazione e al dolore, diventano strumento di pace e di solidarietà indispensabili.

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