Al San Marco la tradizione vuole che l’attesa del Natale e della Pasqua siano momenti in cui si trova spazio e tempo per aiutare gli altri e rendersi utili. In particolare, ogni anno ci viene affidata una missione: l’anno scorso la missione di don Filippo in Etiopia, mentre quest’anno si tratta della missione in Brasile di don Roberto Cappelletti.
La missione è al confine con la Colombia, nel cuore dell’Amazzonia, in una località remota e difficile da raggiungere, dove convivono ben 16 etnie indigene: si pensi che si impiegano circa tre ore di navigazione per arrivare al primo centro abitato. Sono 1200 i km da percorrere in barca fino a Manaus, capitale dello Stato di Amazonas.
“Sono l’unico bianco presente – ha raccontato don Roberto Cappelletti in occasione della Festa del Centro dell’1 ottobre, in cui è venuto a farci visita – perciò mi vedono da lontano!”.
Nella missione abitualmente ci sono tre salesiani, ma a volte don Roberto è solo. La sua attività principale consiste nell’aiutare e difendere le popolazioni indigene, ossia i “veri” brasiliani, i nativi. Le ricchezze più grandi, infatti, come foreste o minerali, sono in questo territorio e attirano le multinazionali. Il governo, inoltre, non dà aiuti. “Sentitevi fortunati – ha esclamato don Roberto – perché lì manca tutto!”.
Il distretto missionario consta di dieci villaggi, ma lungo i rami del fiume Rio Negro, ce ne sono altri 40 da visitare.
Ci sono almeno 5 o 6 bambini per famiglia, ed il lavoro più grande è proprio con loro, perché è difficile farli studiare a buoni livelli: sono rarissimi coloro che riescono ad andare all’Università a Manaus. Un grave problema, inoltre, è la dipendenza dall’alcool, molto diffusa, e chi ne fa le spese sono i più piccoli.
La missione di don Roberto ha bisogno di tutto, quindi: dal cibo alla possibilità di frequentare la scuola per i bimbi.
Ciò che tentiamo di fare è garantire a coloro che si rivolgono a don Roberto un piccolo aiuto che migliori la loro quotidianità e dia una speranza di futuro. In particolare, i proventi della beneficenza dovrebbero permettere la costruzione di una casa per i bambini in cui offrire cibo, un letto, o meglio, un’amaca e degli educatori che si occupino di loro.
Arriviamo così a parlare delle “merende solidali” che organizziamo durante l’Avvento e la Quaresima. Ogni martedì, per quattro settimane, al posto delle tanto amate pizzette, la merenda viene offerta dalle famiglie che – attraverso i ragazzi – fanno arrivare a scuola dolciumi, pizzette, panini e tutto ciò che ispira la fantasia. Il ricavato della vendita di queste merende viene interamente devoluto alla missione in Brasile.
Si tratta di un momento per riflettere con i ragazzi: in particolare, in questo tempo di Avvento in cui siamo stati invitati dai catechisti a soffermarci con le classi sul tema dell’accoglienza, anche questa diventa un’occasione per capire che accogliere l’altro significa anche compiere gesti di solidarietà e di generosità.
Il Vangelo ci dice: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà […]: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me” (Mt 25, 44-45).
Allora non ci resta che augurare buon Natale di accoglienza a tutti!