Se si vuol sapere cosa si fa nel laboratorio di stampa, si potrebbe dire che si va a lezione di vita.
“Quando i ragazzi lavorano – racconta il prof. Alessandro Carrer – a volte mi defilo e li guardo da lontano: li osservo, e capisco tante cose, della loro personalità, del loro modo di lavorare, della loro capacità di fare squadra”.
Il video che correda questo articolo racconta alcune operazioni che abitualmente i ragazzi eseguono durante le esercitazioni in laboratorio. I passaggi visibili nel video sono le fasi di avviamento di una macchina da stampa.
I ragazzi stanno inizialmente registrando la macchina per il passaggio carta, la regolazione per il doppio foglio, la regolazione del formato, l’arieggio carta.
Successivamente si vedono le mani di uno studente che mettono in tensione i tiranti del cilindro porta forma e l’azzeramento dello stesso tramite chiave sportello laterale.
Poi si sceglie e si prepara l’inchiostro e lo si scalda per renderlo più fluido sulla tavolozza.
Si stampano alcune copie per trovare il registro di stampa, per prima cosa la giusta posizione del grafismo sul foglio, e se si stampa il secondo colore, con l’uso del lentino troviamo il registro di sovrapposizione dei colori. Infine, il ragazzo controlla una copia appena stampata in uscita dalla macchina.
Tutto ciò è solo una sintesi superficiale del lavoro che sta dietro le ore trascorse nel laboratorio di stampa. Il prof. Carrer ce ne restituisce un’immagine grazie alle sue descrizioni.
Cominciamo dalla “divisa”: il professore dice “ordine, pulizia e metodo sono il nostro motto”. E si inizia da ordine e pulizia personali: ogni studente deve indossare una maglietta (ne viene consegnata una a ciascuno con un logo specifico che distingue le seconde dalle terze), le scarpe antinfortunistiche e i guanti.
L’inizio della giornata, poi, è simile sia per le seconde che per le terze: ci si distribuisce tutti in cerchio e l’insegnante assegna un programma in cui vengono date le commesse e le indicazioni necessarie.
In seconda, poi, si fanno esercitazioni su passaggio carta di vari formati, registro e lavoro a un colore. Successivamente si procede a stampare una piccola tiratura di fogli.
Il passaggio seguente dovrebbe essere quello di stampare in bianca e in volta (per i “profani”: fronte-retro). L’obiettivo a cui si aspira, per la fine dell’anno, è che i ragazzi imparino a stampare due colori in bianca e due colori in volta.
Le classi terze, invece, dopo la consegna della cartella di lavoro si misurano con vere e proprie simulazioni del lavoro in azienda: “noi diamo le commesse e vari istruzioni e loro si arrangiano, – dice il prof. Carrer – simuliamo più che possiamo l’esperienza che andranno a fare nelle aziende nel periodo di stage, come fossero gli “operatori nelle aziende”. Spesso, perciò, capita che si occupino di lavori della scuola e qualche volta di lavori esterni, per affrontarli vengono divisi in gruppi per ogni macchina; ognuno poi avrà un ruolo: il capo-macchina è il responsabile del lavoro, del gruppo e dell’attrezzatura (ogni settimana cambia), poi ci sono i secondi di macchina (operatore e il mettifoglio).
I ragazzi hanno dei tempi da rispettare in base al lavoro assegnato, devono rispettare gli standard densitometrici legati al colore e tutto questo verrà poi valutato dall’insegnante.
In terza, inoltre, stampano quadricromie su varie tipologie di carta, colori pantone e varie vernici, e imparano a confezionare lo stampato.
L’ultima ora del venerdì, inoltre, ci si occupa della pulizia del reparto, che deve essere sempre lasciato ordinato per le classi che arrivano dopo.
In questo tipo di professione, poi, il lavoro di squadra e la collaborazione sono fondamentali: servono coordinamento e comunicazione tra i compagni per poter completare brillantemente la consegna.
Il capomacchina deve senz’altro prendere l’iniziativa, ma è importante che sappia coordinare con rispetto e disponibilità il ruolo degli altri.
Si impara, in sostanza, come funziona il lavoro in azienda, ma prima di tutto ad essere “persone” educate, ordinate e pulite: “è questo che le aziende, oggi, ci chiedono – sostiene il docente di laboratorio – prima ancora di sapere quante cose sanno fare i nostri studenti”.
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