In gita a Sarajevo per imparare la pace: il nuovo progetto delle ACLI veneziane decolla dall’issm

By ISSM,

Appuntamento venerdì 29 marzo all’Istituto Salesiano San Marco di Mestre: nel corso della serata saranno presentati il Progetto Mir Sutra e il libro “Sarajevo, scuola di pace”, le nuove iniziative delle Acli veneziane per aiutare gli studenti a riflettere sui temi della pace e del dialogo

Una serata per riflettere sul futuro dell’Europa che ha visto il nostro Istituto pioniere nel promuovere un’esperienza di conoscenza e di riflessione sui temi della pace e del dialogo. È questo il significato di “Sarajevo, Europa”, l’incontro pubblico promosso dalle Acli provinciali di Venezia e dall’ISSM in programma venerdì 29 marzo alle 20.45 nella nostra aula magna. Un incontro che si avvarrà della presenza di due ospiti d’eccezione: monsignor Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo e fondatore delle scuole Interetniche per l’Europa, ed Ennio Remondino, già giornalista Rai e corrispondente di guerra dai Balcani.

Le nostre tre classi quinte Itt sono state protagoniste, lo scorso novembre, del primo viaggio d’istruzione organizzato dalle Acli a Sarajevo: un viaggio pilota che viene raccontato, insieme a box di approfondimento storico e interviste, dalla giornalista Francesca Bellemo nel libro reportage “Sarajevo, scuola di pace”, che sarà presentato proprio venerdì 29 e donato agli studenti che hanno partecipato al viaggio.

Insieme al libro, sarà presentato il progetto “Mir Sutra” (pace domani) con cui le Acli veneziane vogliono scommettere sul futuro dell’Europa, proponendo a tutti gli istituti secondari della provincia di Venezia l’organizzazione di viaggi d’istruzione a Sarajevo per aiutare gli studenti a riflettere sui temi della pace e del dialogo attraverso una vera e propria lezione di storia a cielo aperto, basata sullo scambio con giovani sarajevesi e l’incontro con testimoni autorevoli.

Facendo leva sull’autorevolezza degli ospiti e sullo storico legame tra le Acli veneziane e la Bosnia, l’incontro del 29 marzo punta a promuovere una riflessione sul senso e sul futuro dell’Europa. “Lo faremo – sottolinea il presidente delle Acli provinciali di Venezia Paolo Grigolato – partendo proprio dalla realtà di Sarajevo e dai grandi temi – guerra e pace, dialogo interreligioso, nazionalismi e multiculturalismo – che contraddistinguono la storia e il presente di questa città e che rappresentano una sfida per l’Europa tutta. Questioni che riteniamo fondamentali soprattutto in vista delle elezioni di maggio, in un momento storico in cui sembrano in pericolo le fondamenta stesse di questa nostra casa comune”.

“La domanda – afferma la prof.ssa Claudia Cellini, preside dell’Istituto tecnico tecnologico dell’ISSM – sembra banale: come si può insegnare la pace? Sicuramente il punto di partenza è lo studio approfondito della storia, per comprendere gli sviluppi e spesso le degenerazioni degli eventi. Ma solo attraverso esperienze di viaggio come quella proposta ai nostri ragazzi, attraverso il contatto diretto con i luoghi e le persone, la storia si rivela come realtà umana, viva, quasi “senza tempo”. L’esperienza vissuta ha reso studenti e docenti testimoni credibili di quello che è stato, ma ci chiama ad una grande responsabilità: testimoniare la pace è possibile, e imparare la pace si può, se essa diventa patrimonio di tutti e per tutti”.

“L’esperienza vissuta con i ragazzi dell’ISSM – conclude Grigolato – sarà ripetuta ad aprile da un gruppo di studenti del liceo Majorana-Corner di Mirano. E con il prossimo anno scolastico contiamo di coinvolgere tante nuove scuole. Per questo, all’incontro del 29 invitiamo in particolare gli insegnanti e tutti coloro che, a vario titolo, lavorano con i ragazzi: abbiamo bisogno di educare i giovani al dialogo interreligioso ed interetnico, perché vivranno in Europa sempre più multiculturale e che non ha alternative alla pace”.

Scarica qui la scheda del libro.

Copertina SARAJEVO SCUOLA PACE Bellemo

Una breve visita del Rettor Maggiore!

By Laura Campaci,

Martedì 19 abbiamo ricevuto un bel regalo: una visita, fugace e quasi imprevista, del nostro Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime, decimo successore di don Bosco.

Don Angel da qualche giorno era in visita all’Ispettoria Salesiana del Nord-Est e, grazie all’invito del nostro direttore don Enrico, prima di ripartire per il suo viaggio ci ha regalato del tempo prezioso augurandoci un “Buongiorno” particolarmente speciale.

Tutti i ragazzi dell’Istituto Tecnico e del CFP si sono riuniti in palestra ad accoglierlo: don Angel si è rivolto a loro con semplicità e dolcezza, sottolineando che nei suoi viaggi in tutte le realtà salesiane del mondo, dalla Colombia all’India, dall’Italia alla Cina, ha capito che i giovani sono diversi tra loro ma sono tutti accomunati dallo stesso cuore e dallo stesso spirito.

Don Angel ha poi descritto alcuni incontri importanti con dei giovani che hanno affrontato problemi e difficoltà gravi e che, incontrando una casa salesiana, si sono potuti riscattare: il filo conduttore di queste storie è stata l’importanza dell’educazione, dell’istruzione, per poter rilanciare il proprio futuro, la propria vita. Ricordando quanto è prezioso che, in una casa salesiana, ci sia innanzitutto lo spirito di accoglienza, il prendersi cura dei più giovani, l’essere famiglia, come voleva don Bosco.

Il Rettor Maggiore si è rivolto ai nostri studenti sostenendo l’importanza del loro percorso di studi in questo Istituto in cui approfondiscono materie tecniche e attività pratiche: ciò permette di avere una visione di concretezza della vita che, secondo don Angel, è molto utile nella nostra società.

Ma, ha concluso, c’è una cosa sulla quale la scuola non esamina, e che si impara “sul campo”: la preparazione alla vita. E per questo ha fatto i suoi migliori auguri a tutti, salutandoci – alla fine – concedendosi a un bellissimo selfie “gigante”. L’obiettivo della macchina fotografica, infatti, ha cercato di immortalare tutti i 700 e oltre sorrisi dietro quello del successore di san Giovanni Bosco.

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ITS Sede Di Mestre – Iscrizioni Corso Post Diploma ITS Academy Meccatronico Veneto 2019 – 2021

By Ismaele Furlan,

Si stanno definendo le attività informative e di orientamento, nelle varie sedi dell’ITS Academy Meccatronico Veneto, in particolare nella sede di Mestre (Ve) che vedrà l’avvio del secondo anno di corsi ITS il prossimo ottobre 2019.

Ricordiamo che l’ITS Academy è un percorso biennale post diploma, altamente professionalizzante, organizzato in lezioni teoriche in classe e presenze settimanali in azienda con la formula del tirocinio spezzato, che termina con un esame di stato e il Titolo di Tecnico Superiore pari al 5° livello EQF.

La sede di Mestre (Ve) dell’ITS Academy Meccatronico Veneto, presso l’Istituto Salesiano San Marco in via dei Salesiani 15, ripropone per il biennio 2019-2021, il corso di Tecnico Superiore per l’Automazione ed i Sistemi Meccatronici, già avviato quest’anno. Questa scelta incontra le esigenze delle aziende del territorio alla ricerca di personale altamente specializzato e con un profilo tecnico di elevate competenze nell’ambito della progettazione, realizzazione e installazione, gestione, manutenzione dei sistemi meccatronici.

Per far conoscere agli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo grado del territorio veneziano e in particolare degli Istituti Tecnici Tecnologici e dei Licei Scientifici partner del percorso ITS della sede di Mestre, si segnalano le seguenti possibilità:

  • È attivato nella sede dell’ITS territoriale di Mestre (Ve), presso l’Istituto Salesiano “San Marco”, via dei Salesiani 15, lo Sportello di informazione, gestito dal Coordinatore del corso Ing. Ismaele Furlan. Per accedere al servizio si chiede di prendere appuntamento via mail all’indirizzo ifurlan@itsmeccatronico.it.
  • È possibile partecipare, presso la sede ITS Meccatronico di Mestre (Ve), alle attività di Team Working del corso ITS. In tale modo si può sperimentare, in una sorta di mini stage che dura un pomeriggio, ad una delle novità didattiche proprie dell’ITS Academy Meccatronico Veneto, vale a dire il lavoro in team per la progettazione, realizzazione e presentazione di un progetto concreto richiesto da una reale committenza. Le attività del team working, di tipo tecnico laboratoriale, rappresentano infatti una sintesi della filosofia del percorso ITS Meccatronico perché integrano le competenze tecnico ingegneristiche teoriche, apprese dai corsisti nel percorso didattico, con le skills pratico operative acquisite nell’esperienza in azienda: lo scopo del Team Working è di progettare e realizzare un prototipo meccatronico funzionante. Per prenotare il mini stage si chiede di prendere appuntamento via mail all’indirizzo ctoniolo@itsmeccatronico.it o di chiamare al 0444 302980.
  • È possibile partecipare nella propria scuola superiore secondaria di secondo grado, ad un intervento di informazione e orientamento per gruppi di studenti interessati o per le intere classi quinte gestito dalla Fondazione ITS Academy Meccatronico Veneto. In questa occasione verranno presentati tutti i corsi ITS Academy Meccatronico Veneto, attivi su tutte le sedi venete. Anche per questa attività si chiede di prendere appuntamento via mail all’indirizzo ifurlan@itsmeccatronico.it.

Per ogni altra informazione e per le modalità di selezione ed iscrizione al corso ITS Academy Meccatronico Veneto 2019-2021, si chiede di prendere attentamente visione del depliant sotto riportato. Si segnala che le iscrizioni possono essere presentate dal 2 Aprile 2019 al 15 Luglio 2019 direttamente online sul sito www.itsmeccatronico.it . Le selezioni per l’accesso a tutti i corsi ITS Academy Meccatronico Veneto si terranno il giorno 16 Luglio 2019.

Tutte le informazioni sono anche riportate nel sito www.itsmeccatronico.it e nel depliant.

Per Info/contatti utili:

  • Ismaele FurlanCoordinatore del Corso ITS Meccatronico per la sede di Mestre (Ve) | mail ifurlan@itsmeccatronico.it
  • numero di telefono di centralino e segreteria della sede ITS di Mestre (Ve): 041 5498111 – 041 5498200 (chiedendo del Coordinatore del corso ITS Ing. Ismaele Furlan)

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Consegna degli attestati e delle borse di studio e inaugurazione dei nuovi laboratori

By Laura Campaci,

La parola chiave, da sempre, della tradizionale consegna degli attestati di qualifica e delle borse di studio, che si organizza ogni anno in concomitanza con la festa di don Bosco, è “gratitudine”. La gratitudine è quella che ha espresso Graziano Cervesato, aprendo l’evento dello scorso 1 febbraio: “Sullo spirito di don Bosco vogliamo ringraziare le persone che ci aiutano nella nostra missione verso i giovani.” Poi è stata la volta di don Enrico Gaetan, che ha parlato di tre motivi che meritano una sottolineatura. Primo, la gratitudine, appunto: “Imparare a dire grazie: è bello riconoscere il lavoro di chi si fida di noi e investe su di noi.” Secondo, mettiamo in evidenza le eccellenze: “Al di là dei doni del Signore, non c’è nulla senza la fatica. – ha detto don Enrico – I premi e i riconoscimenti sono frutto del sacrificio, senza il quale non c’è alcun traguardo”. Per ultima, l’inaugurazione di due nuove aule, con l’obiettivo di “offrire il meglio ai ragazzi che frequentano questo Istituto.”

Il direttore della casa cita, a corredo della sua riflessione, un proverbio cinese:

“L’uomo che non ringrazia è ingrato, l’uomo che non riconosce è ignorante, l’uomo che non accetta non merita.”

È stata poi la volta delle aziende che, con grande generosità, contribuiscono alle borse di studio che vengono assegnate agli studenti meritevoli del precedente anno scolastico. Sono state numerose anche quest’anno le presenze, che manifestano la vicinanza, la stima e la riconoscenza nei confronti della nostra scuola, nonché la fondamentale connessione tra la formazione didattica e il mondo del lavoro, le aziende del territorio. Quell’“alleanza scuola-lavoro” di cui ha parlato anche don Alberto Poles, presidente di Forma Veneto, che riunisce 110 scuole professionali della regione.

Ecco le aziende che hanno contribuito a premiare i nostri studenti: Heidenhain Italiana con Micaela Nobile; la ditta SFITI con Alessandro Vanin; Kreacta; la ditta SoGeDiCo con Corrado Secchi; le cartiere Favini, Kappadue; DS Smith; Firma Group; Grafiche Antica; ENIPG Roma. Le tre aziende Mazzer, FTP, Parpas e Officine Meccaniche Venete hanno invece contribuito ad attrezzare la nuova aula di mini CN.

Non solo le aziende, ma anche tanti amici e collaboratori sono venuti a trovarci: l’ex allievo Francesco Miatto, visibilmente emozionato nel ringraziare il San Marco di ciò che è diventato grazie al percorso in questa scuola; il presidente degli ex allievi, Paolo Martin, che ha detto ai ragazzi “Se non vi è possibile eccellere per talento, trionfate per l’impegno”; il Presidente dei Cavalieri di San Marco, Giuseppe Vianello; Rinaldo Pellizzari, presidente dell’Ente Bilaterale Artigiani Veneto (Ebav).

Ecco gli studenti che hanno ricevuto una delle 21 borse di studio consegnate:

Andrea Mistretta (3mecc)

Riccardo Berton (3elettro)

Serena Zanini (3grA)

Irene Vescovi (3grB)

Chiara Pinzan (4IttA)

Manuel Galuppo (2mecc)

Giovanni Simionato (2duale)

Marco Masiero (4IttC)

Andrea Milanese (3IttC)

Filippo Scarpa (2elettro)

Gianluca Bozzao (2grC)

Sara Viale (3grC)

Leonardo Zuliani (2Itt)

Anna Dal Fabbro (3IttA)

Daniel Caleo (4IttB)

Massimo Chiarin (4IttC)

Daniel Alzetta (5IttC)

Anna Doglioni (5IttA)

Marta Casarin (5IttB)

Filippo Zanellato (2grA)

Martina Daniele (2grB)

Il premio “Amico del San Marco” anche quest’anno ha avuto come destinatario un imprenditore distintosi per generosità: Giovanni Vigone, Sales Manager di Esko, azienda che si occupa di sviluppo di hardware e software per il packaging, settore in espansione riguardo il quale dall’anno scorso i nostri docenti di grafica stanno facendo formazione. I nostri laboratori sono dotati di tecnologia Esko – ha spiegato il prof. Matteo Dittadi, che ha presentanto il premio – grazie alla donazione da parte dell’azienda di un pacchetto di software del valore di 1milione e mezzo di euro a titolo gratuito.

La seconda parte della cerimonia ha visto poi la consegna degli attestati di qualifica del C.F.P. San Marco per l’anno formativo 2017/18 agli studenti che nel giugno 2018 hanno concluso il percorso triennale e hanno superato con successo l’esame finale, ottenendo la Qualifica di Operatore Grafico di prestampa e stampa, di Operatore elettrico e di Operatore meccanico, per un totale di 109 attestati. È stato inoltre assegnato per la prima volta il Diploma di qualifica di Tecnico Grafico ai 20 studenti della quarta grafica (il nuovo percorso Duale) del 2017/18.

Il Presidente della Municipalità di Chirignago-Zelarino, Gianluca Trabucco, che ha consegnato gli attestati ad alcune delle classi, ha sottolineato: “è fondamentale che la scuola abbia il compito di formare i futuri lavoratori ed è altrettanto importante formare consapevoli e responsabili cittadini e io non ho dubbi su questo, per quel che ho conosciuto di questa scuola.”

La parola è poi passata all’Assessore a Istruzione, formazione e Lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan: “In questa scuola vedo un rapporto stretto tra il formatore e l’azienda: questo è quello che cerco di favorire come istituzione”. Ma l’assessore specifica che il comportamento e l’educazione sono importanti quanto la competenza tecnica: “Le aziende ci dicono: cerchiamo ragazzi che sappiano fare questo e quest’altro, ma che siano educati, perbene e ciò non è secondario al fare bene il proprio lavoro. Questa società è ormai priva di forma, come ci dicono i social, quindi il vivere in un certo modo aiuta! Se ognuno di noi facesse la propria parte…”.

E poi sottolinea che al San Marco i ragazzi sono dei privilegiati: “qui c’è la bellezza di un messaggio fortissimo, un progetto educativo che non vi lascia soli”.

La mattinata si è conclusa con un importante evento, seguito dalle autorità e da tanti rappresentanti del mondo delle aziende: sono state inaugurate, infatti, due nuove aule. Il NUOVO LABORATORIO CN, dotato di 12 macchinari a Controllo Numerico a disposizione degli studenti del settore meccanico, propedeutici per la formazione pratica dei ragazzi in prospettiva dell’uso di macchine industriali più costose e delicate, e il NUOVO LABORATORIO SIT (scienze e innovazioni tecnologiche), per dare spazio alla Stampa 3D, al Coding, alle esperienze di scienze e fisica con strumenti Mobile e dotato di uno schermo per la telepresenza donato alla scuola dall’azienda Cisco.

FESTA DI DON BOSCO 2019: l’incontro con Angelo Corbo

By Laura Campaci,

Lo slogan della festa di don Bosco celebrata lo scorso 31 gennaio è stato: “Camminate con i piedi per terra e con il cuore abitate in cielo”. Il santo di Torino che moriva 131 anni fa è stato ricordato e festeggiato, come tradizione vuole, dai nostri 750 ragazzi in una mattinata che è cominciata, innanzitutto, con la Messa.

L’Eucarestia è stata presieduta da don Enrico Ponte, responsabile dell’animazione vocazionale del

Triveneto, il quale – camminando in mezzo a una palestra affollata – ha proposto tre idee durante l’omelia: in primo luogo ha parlato di scoprire il proprio valore e di volersi bene, come insegnava don Bosco ai suoi giovani abbandonati a loro stessi, soli, sfruttati, in cerca di lavoro nella Torino industriale. In secondo luogo, don Enrico ha spiegato che ci sono modi bellissimi per sfruttare la vita, come tentava di spiegare don Bosco ai giovani che vedeva giocare a poker investendo i propri spiccioli: “C’è un mondo di bene che puoi fare – ha detto il sacerdote – Se spendi la tua vita per qualcun altro, la tua diventa molto bella”.

Infine, il dono più bello: la gioia. È quello che don Enrico Ponte ha augurato ai nostri studenti: “Che possiate trovare il segreto della vostra felicità, non di un giorno, ma della vita intera”.

Il secondo momento della mattinata è stato poi dedicato all’incontro con un ospite, sul quale quest’anno era stato mantenuto un grande riserbo, anche se gli studenti erano stati preparati in anticipo dagli insegnanti di Lettere.

Angelo Corbo, poliziotto appartenente alla scorta del giudice Giovanni Falcone, ci ha permesso di conoscere da vicino non solo un testimone della strage di Capaci, ma anche un uomo impegnato in prima linea nella lotta alla mafia attraverso il tempo e le parole che spende gratuitamente nelle scuole in cui viene invitato.

Angelo ha esordito dicendo: “Mi reputo uno sfortunato perché il 23 maggio 1992 sono rimasto vivo”, sostenendo che avrebbe preferito morire insieme ai suoi colleghi piuttosto che portare il fardello del “sopravvissuto”, il senso di colpa angoscioso che lo accompagna da anni.

Da quelle ceneri delle 17:58 muore e resuscita un Angelo Corbo che non è più quello di prima, che

si domanda perché Dio vuole una cosa del genere, si accorge della malvagità dell’uomo, diventa

consapevole di essere un granello di sabbia.

Corbo all’epoca aveva 26 anni e un figlio di sette mesi; non aveva chiesto di entrare nella scorta di Falcone (aveva solo due anni e mezzo di servizio e non aveva frequentato alcun corso di preparazione) e quando ne entrò a far parte era consapevole di non essere in grado di poter dare quello che Falcone meritava. Ma per Angelo il giudice, palermitano come lui, “rappresentava il mio Che Guevara, il mio condottiero”.

Certo, ogni volta che si montava di servizio si pensava che potesse essere l’ora X, che non si sarebbe

tornati a casa: Falcone era considerato, infatti, un morto che camminava. Eppure “ci sentivamo protetti da uno scudo invisibile, che è l’essere dalla parte del giusto”. Infatti Falcone “poteva farci fare goal contro questo cancro che è la mafia”, continua Corbo.

Quel lontano giorno del 1992, Angelo ha visto morire non solo la sua “guida spirituale”, ma anche i suoi colleghi: insieme a Giovanni Falcone e alla moglie Francesca Morvillo, infatti, sono morti i tre agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, che si trovavano nella prima macchina. Oltre ad Angelo, sono sopravvissuti anche Paolo Capuzza e Gaspare Cervello, con lui nella terza macchina, e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza, seduto nell’auto di Falcone, nel sedile posteriore.

Corbo ha mostrato agli studenti le immagini successive all’esplosione, si è soffermato sui dettagli e sulle incongruenze ancora inspiegate, ha illustrato la dinamica dei fatti e le reazioni successive sue e dei colleghi ancora vivi. Ma, al di là del racconto della strage, ha spiegato ai ragazzi qual è la sua visione della mafia: “Non si deve parlare solo di organizzazione, ma di comportamento mafioso, cioè quando non rispettiamo le regole, non rispettiamo il prossimo, quando guardiamo il nostro orticello, perfino quando parcheggiamo in doppia fila, quando facciamo i bulli, quando siamo indifferenti, siamo omertosi.”

“L’incontro con un testimone come lui ci costringe a riflettere – ha sottolineato il prof. Lorenzo Tiengo, che è stato il presentatore della festa e l’intervistatore di Angelo – e a mettere in discussione la nostra quotidianità per renderla più legale.”

Poi uno spazio per le domande dai ragazzi: una tra tutte chiede “la mafia potrà mai essere sconfitta?”. La risposta di Angelo è nuovamente un invito alla presa di coscienza: “In me c’è il cittadino, il poliziotto, la vittima: in ognuno di essi c’è la speranza che un domani qualcuno riesca a debellare questo cancro. Ma si tende a delegare agli altri la sconfitta della mafia: in realtà è responsabilità di ognuno ogni giorno decidere da che parte stare.”

E conclude rivolgendosi agli studenti del San Marco, che ringrazia per l’attenzione e l’accorato silenzio: “Non vi fate illudere dai grandi che vi dicono “Voi siete il futuro”, voi siete il presente!”.

La terza parte della mattinata, infine, è stata pienamente dedicata ai giochi, alle attività, ai video realizzati dalle classi del San Marco: in molti si sono messi all’opera nelle settimane precedenti per proporre giochi con cui coinvolgere altri studenti o insegnanti o per montare dei video spiritosi sulla vita scolastica quotidiana. Allegria e spensieratezza hanno accompagnato le ultime due ore insieme, e quella gioia di cui aveva parlato don Enrico nell’omelia si è manifestata in pienezza, in nome di San Giovanni Bosco.

Don Luigi Ciotti al “San Marco” per il premio SCRIVI

By Maria Stella Vivian,

Lo scorso mercoledì 30 gennaio alcuni studenti delle classi terze CFP, delle quarte ITT e le tre quinte ITT hanno avuto la fortuna di fare un incontro prezioso: don Luigi Ciotti, Presidente di “LIBERA Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, è stato ospite dello IUSVE in occasione del conferimento del Premio SCRIVI 2019 e in preparazione alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si terrà a Padova il 21 marzo 2019.

Prima di ricevere il premio, nell’aula magna del nostro Istituto don Luigi Ciotti ha tenuto una lectio magistralis, rispondendo inoltre alle domande degli studenti presenti.

Con la voce carica di accorata dedizione per quello che è ormai il suo quotidiano, è riuscito a trasmettere insegnamenti e valori fondamentali per noi ragazzi, rendendo onore alla volontà di don Bosco di vederci “bravi cristiani ed onesti cittadini”.

In primis, ha sottolineato gli aspetti positivi della realtà italiana oggi, ricordando tutti coloro che cooperano per l’annientamento delle mafie. Poi ha calato la platea in quella che è la parte fragile dell’attuale situazione in Italia: le mafie hanno colto l’essenzialità del trasformismo in un ambiente sociale “ostile”, e continuano a cambiare la loro struttura interna delineando nuovi profili organizzativi flessibili reticolari; inoltre è stato registrato un progressivo allargamento del loro raggio d’azione, tanto che nessuna regione può chiamarsi “pulita”.

“Perché non ci si ribella alla mafia?” abbiamo chiesto a don Luigi Ciotti attraverso la voce di Samuel Pivetta, di 5ITTB. “Ci vuole coraggio, – ci ha detto – perché senza coraggio la vita è meno viva, e non c’è peccato più grande di vivere la vita senza averla realmente vissuta; e ci vuole la speranza, che però è fragile se non viene condivisa. La speranza deve diventare un bene comune, essere nutrita da tutti”.

Ha concluso il discorso lasciando a noi ragazzi una immensa consapevolezza e una grande responsabilità per il futuro: “Il problema delle mafie è una questione che riguarda tutti quanti noi. C’è bisogno di cambiamento. Questo è già il cambiamento, perché 10 o 15 anni fa non si sarebbe parlato di argomenti vivi come questo in una scuola. Ed è proprio da qui che bisogna ripartire: la conoscenza è la via maestra per il cambiamento, la conoscenza è la base su cui si poggia la consapevolezza. La speranza di domani poggia sulla consapevolezza e la resistenza di oggi”.

Una meta insolita: le classi Quinte Itt a Sarajevo

By Carlo Spironello,

Sarajevo, un paese, una città, la capitale della Bosnia Erzegovina che si estende nella valle della Milijacka nel sud-ovest del paese, e conta circa 320.000 abitanti. Sarajevo è una città multi-etnica, sono presenti tre etnie diversi: bosniaci, croati e serbi. Vanta inoltre quattro religioni, islamismo, cattolicesimo sia cattolico che ortodosso ed ebraismo. Tutte queste quattro religioni vivono in un clima di pace e tolleranza, per questo a Sarajevo è stato dato il soprannome di “Gerusalemme d’Europa”.

Questa città viene tuttora ricordata per l’assassinio all’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando che scatenò la prima guerra mondiale. La Bosnia, ma in particolare Sarajevo, si videro al centro di una guerra civile tra etnie tra il 1992 e il 1995 in cui la capitale rimase sotto assedio dalle forze serbe per più di tre anni. Questo evento in particolare rende tutt’ora evidente la sua presenza, sia visiva con i segni lasciati dalla distruzione, sia conviviale perché sono ancora presenti persone che hanno vissuto quella guerra sia di una fazione che delle altre.

Data la sua storia e le sue condizioni economiche, Sarajevo non è una città in cui ti aspetteresti di andare, soprattutto per una gita di quinta superiore, ma non è stato così per le classi quinte dell’Istituto Salesiano San Marco che, invitate dalla Caritas di Venezia affiliata a quella di Sarajevo, dal 26 al 29 novembre hanno visitato la capitale della Bosnia.

Questo è il primo gruppo di giovani veneziani che ha risposto con entusiasmo alla provocazione delle Acli provinciali di Venezia che sta costruendo un progetto, in collaborazione con Caritas Italiana, Ambasciata Italiana in Bosnia Erzegovina e Comune di Venezia, per portare sempre più ragazzi a conoscere la realtà e la storia di Sarajevo, in un’ottica di educazione alla pace e di promozione del dialogo interreligioso.

Vi lascio ora alle parole di uno degli studenti, Yari Zabotto, di 5AItt: “Sarajevo è una città particolare, in cui riescono a completarsi due stili architettonici completamente diversi, quello ottomano e quello austriaco, in cui è possibile la convivenza pacifica e amichevole di varie culture e religioni. Girando per la città mi hanno colpito i profumi, dal caffè ai dolci, dal Ćevapčići, piatto tipico dei paesi ex jugoslavi, ai più comuni cibi globalizzati, che creavano quell’armonia e quel languorino che ti facevano vivere la giornata in modo positivo. Inoltre si potevano udire le preghiere dell’imam, dagli altoparlanti delle moschee, le campane delle chiese e i passi delle persone. Ci sono strade e automobili ma non rovinano l’atmosfera tranquilla della città. È stata un’esperienza positiva, sia per i rapporti interpersonali e intrapersonali, che per il fascino della città”.

Così invece commenta Francesca Bellemo, giornalista che ha accompagnato il gruppo insieme al presidente provinciale Acli, Paolo Grigolato, e che sta lavorando ad una pubblicazione per conto delle Acli di Venezia:

“Con i giovani a volte bisogna osare. Se gli educatori hanno il coraggio di superare quegli stereotipi che dipingono i giovani come svogliati e disinteressati a proposte di spessore, e osano, possono restare molto piacevolmente sorpresi. Ed è quello che è accaduto con una settantina di diciottenni dell’Istituto Salesiano San Marco che la scorsa settimana si sono avventurati insieme ai loro professori in un lungo viaggio che li ha condotti in Bosnia.  Hanno attraversato i confini di ben 4 stati e vissuto per la prima volta nella loro vita l’esperienza delle lungaggini dei controlli alla dogana, percorso in pullman 800 km per raggiungere una destinazione che mai nessuna classe nel veneziano ha preso in considerazione come meta della loro gita scolastica: Sarajevo.

Era già arrivata la neve in questi giorni a Sarajevo, e i ragazzi hanno camminato ordinatamente per le vie della Bascarsija, il pittoresco quartiere ottomano nel cuore della città, ascoltando attentamente la guida che spiegava loro la centralità di questa capitale nella storia del 900.

Con attenzione i ragazzi si sono lasciati accompagnare all’interno dei quattro più importanti luoghi di culto della città, la cattedrale cattolica, la chiesa ortodossa, la moschea e la sinagoga, tutti e quattro a poche centinaia di metri di distanza l’una dall’altra.

Hanno preferito, pur non essendo obbligati a farlo, visitare il museo su Srebrenica, il massacro in tre giorni di oltre 8000 uomini musulmani tra i 12 e i 77 anni da parte delle truppe serbe, piuttosto che fare shopping nelle vie del centro.  E si sono soffermati a compilare i questionari. E hanno posto domande”.

La preside dell’Itt, la prof.ssa Claudia Cellini, aveva così descritto l’entusiasmo con cui la scuola ha accolto questa proposta: “Siamo felici di poter offrire ai nostri ragazzi un’esperienza storica, culturale, ma soprattutto umana, così vicina a noi nel tempo e nello spazio. Ricordare la storia dell’uomo e scoprire le energie necessarie per ricostruire quanto l’incomprensione e l’odio tra i popoli possono provocare, è una delle forme più alte di educazione”.

C’è sempre una prima volta

By Francesco Della Valle,

Visita dei “peers” al San Marco

Da un anno a questa parte il San Marco ha una struttura/commissione dedicata ai progetti internazionali; prima, le iniziative erano gestite in maniera meno organizzata e puntuale. Nonostante questo, la vocazione per l’estero del nostro Istituto ha radici lontane nel tempo.

Quando, qualche mese fa, Ivan Toscano (responsabile dei progetti del CNOS-FAP nazionale) mi ha detto che avrebbe voluto far venire in visita da noi quattro osservatori stranieri (peers) per vedere come organizziamo i progetti internazionali, ho iniziato a preoccuparmi. Gli ho subito espresso il mio timore, dal momento che è solamente da un anno che ce ne occupiamo in maniera organizzata. Lui ha insistito e, dopo che venerdì 14/12 Maija Vuorinen (dalla Finlandia), Mari Linna (dalla Finlandia), Maili Mäehunt (dall’Estonia) e Saša Markovič (dalla Slovenia) hanno concluso la visita al San Marco, ho ringraziato Ivan per l’opportunità che ci ha dato. È stata una esperienza ricca, coinvolgente e illuminante, perché ci ha permesso di evidenziare i punti di forza e le aree da migliorare per la progettazione internazionale futura.

Nel corso della loro permanenza, le quattro ospiti hanno visitato i diversi settori del San Marco, meravigliandosi soprattutto dell’educazione dei nostri ragazzi e della giovinezza di noi insegnanti. Hanno apprezzato la nostra ospitalità e il coinvolgimento di varie figure dell’istituto e di alcuni studenti nelle interviste oggetto del loro lavoro qui da noi. Giovedì 13/12 abbiamo organizzato una cena in un ristorante di Venezia, dove Maija, Mari, Maili e Saša hanno potuto degustare la cucina tipica del nostro capoluogo.

Non ci resta che dire… Alla prossima!

Il nuovo logo del “Marcianum” tra tradizione e semplicità

By Roberto Hajdari,

Durante lo scorso anno scolastico la fondazione “Marcianum”, nata nel 2008 nell’ambito del Patriarcato di Venezia, ha offerto alla nostra scuola l’opportunità di creare, tramite un concorso, il restyling del suo logo. La proposta è stata fatta agli studenti delle terze grafiche Cfp e del triennio Itt che hanno aderito facoltativamente.

La fondazione richiedeva esplicitamente il rispetto di tre condizioni fondamentali: il logo nuovo doveva raffigurare Venezia, avere un legame diretto con la Chiesa e richiamare in qualche modo il mondo dei giovani. Inoltre, era richiesto un nuovo colore.

Io ho deciso di partecipare al concorso e il mio lavoro è nato da qui. Fortunatamente le richieste erano chiare e quindi non si potevano avere dubbi su quello che poi sarebbe stato il prodotto finale. Ho sempre voluto che il mio logo riuscisse a semplificare Venezia al massimo, minimizzando le forme secondo linee geometriche, appiattendo l’immagine e rendendo il logo sempre riconoscibile. Insomma, rispettando la tradizione ma ispirando un nuovo indirizzo.

Sono andato a recuperare i tre monumenti più famosi di Venezia, il ponte di rialto, la basilica di San Marco e il campanile. Con poche forme ho ricostruito i tre monumenti, posizionando successivamente una croce greca al centro di tutto. Lo scopo della croce è quello di richiamare la chiesa, la tipologia di croce invece è greca poiché la basilica di San Marco è costruita secondo un modello di architettura greca. Ho scelto inoltre il blu, un blu scuro, per trasmettere un senso di autorità e di fiducia. Inoltre, è metafora per il cielo e il mare.

Con mia grande sorpresa il mio logo, al termine del concorso, è stato selezionato e da quel momento è iniziata una collaborazione con la fondazione che a maggio, nella persona del presidente del “Marcianum” Roberto Crosta, si è presentata a scuola per eleggermi vincitore della sfida.

La premiazione ufficiale è stata lo scorso 30 novembre in occasione di un evento che ha visto utilizzato per la prima volta il nuovo logo: sono stato invitato a presenziare ad un incontro a dir poco stupendo e sul tema della legalità. L’evento si intitolava “Costruttori di speranza, educati al futuro” e si è tenuto al Teatro Toniolo di Mestre alla presenza di don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera” contro i soprusi delle mafie in tutta Italia.

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Alla fine della mattinata sono stato chiamato sul palco, dove mi aspettavano il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia e il presidente della fondazione Roberto Crosta; in quell’occasione mi è stata data anche una borsa di studio.

Mi è stato chiesto di spiegare in due battute ciò che il mio logo rappresenta e, sinceramente, davanti a 700 persone, un po’ mi sono emozionato!

Mi porterò per sempre questa esperienza nel cuore, non dimenticherò mai la fatica ma soprattutto la soddisfazione nel sapere che un mio lavoro rappresenterà qualcosa di reale.

Due chiacchiere con Chadi

By Laura Campaci,

Resoconto delle attività salesiane in Siria, destinataria della nostra solidarietà

Chadi Ibrahim qualche giorno fa era di passaggio nel nostro Istituto per incontrare una vecchia conoscenza: il nostro direttore don Enrico, con cui ha condiviso gli studi in giovane età. È stata l’occasione per fare due chiacchiere insieme a lui che, essendo originario di Aleppo, conosce molto più da vicino la situazione siriana.

La Siria, insieme al Medio Oriente, è la destinataria dei nostri atti di carità di quest’anno scolastico: la vendita dei dolci alla consegna delle pagelline, gli stand e la lotteria della Festa del Centro, le merende solidali dei tempi di Avvento e di Quaresima sono occasioni con cui gli studenti e le loro famiglie offrono il loro tempo, le loro energie e il loro denaro in segno di solidarietà nei confronti di questa terra.

Chadi, 45 anni e da dieci mesi in Italia per motivi di studio, sta attendendo il visto per trasferirsi in una nuova realtà salesiana in Australia: fino a settembre 2011, però, è stato direttore della casa salesiana ad Aleppo, sua città natale, successivamente ha vissuto tre anni in Egitto e poi è stato preside di una scuola salesiana in Libano, dove si accoglievano anche siriani e iracheni.

In quell’ormai lontano 2011 Aleppo era ancora intatta dai bombardamenti; oggi è una città in buona parte distrutta, a eccezione della zona in cui si trova la casa salesiana, anche se un missile ha colpito l’ufficio del direttore. Eppure è nulla in confronto alla devastazione che fa piangere tutt’intorno.

Ecco che, di conseguenza, la casa salesiana è diventata ancor più centro di aggregazione e di accoglienza: ragazzi e famiglie che la frequentano sono aumentati. Si parla di almeno mille giovani che orbitano intorno alla struttura e che usufruiscono delle attività proposte dai salesiani.

I salesiani, infatti, nonostante la guerra hanno continuato a svolgere le attività – “anche come terapia per far uscire la gente dallo stress” – spiega Chadi.

La vita non è affatto semplice: manca per molte ore al giorno l’elettricità, non c’è acqua corrente, la scuola viene chiusa per molti giorni, anche se i ragazzi continuano ad andarci.

A due ore da Aleppo, in montagna, una casa ha accolto per due anni gli sfollati di Aleppo (una ventina di famiglie) continuando ad offrire attività oratoriali e dopo scuola per i ragazzi di tutta la zona limitrofa.

Damasco, la capitale, è stata meno segnata dai bombardamenti rispetto ad Aleppo ma l’attività salesiana è stata comunque messa alla prova dalla guerra che l’ha costretta a delle interruzioni – in particolare all’inizio del 2018 – per tutelare gli oltre 1100 bambini e ragazzi che ogni giorno si recano in oratorio a piedi o in autobus. Ad aprile, mentre nella parte orientale di Damasco le ostilità continuavano ad intermittenza, il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, accompagnato dal suo segretario, don Horacio López, si è recato in visita in Siria comunicando la sua solidarietà e portando conforto, gioia e speranza per una popolazione ferita da oltre 7 anni di guerra.

L’Ispettoria del Medio Oriente si occupa del “fondo emergenza per la Siria” con cui si prende cura di più di cento famiglie sin dal 2012.

Segue molti progetti che intendono occuparsi del rilancio del territorio e della sua ricostruzione, offre aiuto economico alle famiglie, corsi di aggiornamento per entrare nel mondo del lavoro, borse di studio, attività di intrattenimento, sportive e di teatro, oltre al catechismo.

Chadi conferma che questo tempo di guerra ha sviluppato una più forte appartenenza alle case salesiane che sanno trasmettere vicinanza e serenità grazie alla gioia e alla solidarietà che insegna don Bosco.

Ancor più preziose, poi, saranno le attività di accompagnamento psicologico e morale anche quando – si spera presto – la guerra giungerà al termine.

Oltre sette anni di guerra, si diceva, e poco di quello che ci viene trasmesso attraverso i Media rappresenta la verità, sostiene Chadi. Quello che, di fatto, si sta verificando, è una “guerra mondiale” all’interno della Siria, che risulta essere un Paese dalla posizione e dalle risorse strategiche (petrolio, gas) per gli interessi internazionali.

La situazione è estremamente complessa, ma ciò che risulta evidente sono le terribili conseguenze per la popolazione siriana: “Molti cristiani hanno dovuto trasferirsi in altre città oppure abbandonare il Paese – spiega Chadi – raggiungendo i Paesi confinanti come Libano, Egitto, Giordania, prima senza visto, ora con l’obbligo del visto. Chi intende andare in Egitto per raggiungere i familiari può pagare anche 3mila dollari per il visto”.

Sono circa 5milioni i rifugiati fuori dalla Siria. C’è gente che ha dovuto vendere tutto e scappare. Chi è rimasto, invece, è in difficoltà a causa della svalutazione della lira siriana e in generale i poveri sono aumentati.

In tutto questo, bambini e ragazzi di 7-10 anni sono nati e cresciuti in Siria vedendo e conoscendo solo guerra e bombardamenti.

Ecco che le attività “normali” che quotidianamente i salesiani conducono, in mezzo alla devastazione e al dolore, diventano strumento di pace e di solidarietà indispensabili.

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